Richard Buckminster Fuller (1895-1983), architetto e designer statunitense, geniale e visionario, nel corso della sua vita progettò sempre immaginando il futuro, come si evince dal suo trattato Operating Manual for Spaceship Earth scritto nel 1969. Temi quali la sostenibilità, l'ecologismo, i problemi energetici e le fonti rinnovabili sono infatti alla base del suo pensiero e delle sue strutture architettoniche, dalla sfera del Dymaxion House alle cupole dei Paperboard Domes fino alle automobili quali la Dymaxion car.
Il tratto più distintivo della sua poetica rimane però senza dubbio la concezione e la realizzazione delle cupole geodetiche (di cui Fuller possiede il brevetto), edifici estremamente leggeri e di facile costruzione che iniziò a progettare a partire dal 1957 in ogni parte del mondo e che hanno perfino ispirato la denominazione di una molecola chimica complessa quale il "fullerene". Tale fu il successo che l'esercito degli Stati Uniti gli commissionò la costruzione di centinaia di queste strutture per installazioni militari.
Le cupole geodetiche sono strutture composte da elementi triangolari, tubulari e modulari, che si raccordano in punti specifici dando forma a poligoni e che possono essere rivestite di materiali sintetici o coperture leggere, come fu il caso della cosiddetta Spoletosfera (l'unica cupola geodetica di Fuller in Italia) che fu installata nel 1967 in occasione del X Festival dei Due Mondi di Spoleto su progetto di Fuller e Shoji Sadao (architetto giapponese suo collaboratore) e costruita con l'aiuto di studenti di otto paesi e architetti locali, la supervisione di Giovanni Carandente e il contributo della Southern Illinois University, dell'Usa International Council of the Arts e dell'Alluminium Company of America. L'inaugurazione sarà un gran successo alla presenza di Fuller e con l'esecuzione di un vero e proprio happening (due anni dopo anche Mario Ceroli e Claudio Cintoli realizzeranno all'interno della struttura gli happening dal titolo Io e Rimbalzare).
Dando seguito a un accordo tra il Comune di Spoleto e l'Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia (accordo che ha già visto le due istituzioni collaborare in occasione di alcune mostre a Palazzo Collicola) e sotto la supervisione del professore di modellistica Giuseppe Fioroni, un gruppo di studenti ha riprodotto, dopo rilievi e misurazioni prese in situ, un modello in scala 1:20 della Spoletosfera utilizzando fibre di carbonio e di vetro e alluminio, evidenziandone il principio costruttivo fondato su incastri e alternanze di esagoni e pentagoni e sull'uso di tre diverse misure di aste di collegamento. L'opera verrà donata al museo di Palazzo Collicola dopo la fine della mostra (per l'occasione è stata anche realizzata una breve una video presentazione di Vincenzo Alessandria).
Inoltre viene esposta al pubblico per la prima volta una serie di documenti di archivio conservati presso la Biblioteca Carandente tra cui figurano schizzi progettuali originali con indicazioni tecniche autografe di Fuller, articoli e riviste a lui dedicate, fotografie delle fasi del montaggio e dell'inaugurazione o di modellini di altre strutture progettate dall'architetto, oltre a parte della corrispondenza scambiata tra lui e il Festival dei Due Mondi.